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La fortuna di essere nato in tempo di guerra
(estratto dal libro ancora in “ costruzione ”)

Quando i bambini avevano i “geloni” nelle mani e nei piedi…
Quando, per farci stare bene… ci davano… un cucchiaio di olio di ricino…
Quando, tutti uguali, tranne i figli del daziere,
giocavamo in mezzo alle macerie delle case distrutte dai bombardamenti,
oppure in mezzo alla strada dove non passavano macchine ma… carri.
Mio fratello Franco perse un pezzettino di mignolo proprio per un carro…
Quando si giocava con l’ arco e le frecce…ricavate dalle stecche degli ombrelli…
e ogni tanto qualcuno…finiva in ospedale o…ci perdeva un occhio.
Quando ci si “scontrava” fra quartieri diversi…facendo a sassate per difenderci entrambi
da qualche dispetto tramandato magari dai nostri “antenati”.
Quando giocavamo scalzi e nutriti per quel poco che bastava per sopravvivere.
Quando la gente, pur avendo grossi problemi per la soppravvivenza…non andava a rubare…
Quando lavoravamo tutti, grandi e piccoli, senza distinzione, ognuno per ciò che poteva dare…
Quando la chiave di casa era sempre sulla porta…aperta giorno e notte.
Quando l’acqua non arrivava nelle case ed io, il più piccolo,
dal mattino presto fino a sera, estate e inverno,
avevo i miei due secchielli e…portavo a casa acqua in continuazione.
Quando un bel giorno mi “consegnarono” due secchi da grande…Ero cresciuto !!!
Quando arrivava in autunno inoltrato, il tempo in cui si “ammazzava” il maiale…a noi spettava una pacca…
era una vera festa collettiva…l’ inverno sarebbe stato meno “duro”…
Quando, arrivati a casa, vedevamo appese in cucina, vicino al focolare, con grande gioia…,
salsicce, lonze, prosciutti, salami, budella… e tutto ciò che un maiale poteva dare...
Tutto appeso sul soffitto e scrupolosamente “diviso” con un nastrino rosso…
il quale indicava la parte spettante ad ogni membro della Famiglia.
Io ero il più piccolo… avevo sempre meno di tutti…ma era “la mia giusta parte”.
Quando, per non “consumare” la propria parte, “rubavamo” una salsiccia “dall’ altra parte”…
e l’ altro, che le aveva contate,…ti “ricambiava” appena possibile.
Quando del maiale si mangiava tutto, sangue compreso, tranne i peli e le unghie.
Quando vedere la neve non era una gioa completa… perché la neve…portava anche carestia.
Quando faceva un freddo boia e le fontane di Viterbo ( di cui una, in parte, opera dello zio Augusto)
erano coperte da lunghe stalattiti di ghiaccio…
e noi ragazzi andavamo in giro come fosse ancora estate…
coi pantaloni corti… con le cosce “ viola ” dal freddo.
Quando si andava a scuola e ci chiamavano spesso per scaricare
grossi camion di legna da ardere per le stufe.
( Io mi offrivo tra i primi. Sempre gli stessi). La gioia di non dover stare in classe
superava la fatica di trasportare grossi e pesanti cesti di vimini per tutto il mattino.
Quando, usciti dalla scuola, noi, figli di artigiani, operai, “contadini”,
non trovavamo mai nessuno fuori ad “aspettarci”…
e… potevamo correre…gridare…in mezzo ai campi…,
giocando persino con le bombe a mano
inesplose,
il mio amico, quasi coetaneo (Noris) si ricorda ancora…ed è vivo per miracolo.
Un adulto gli strappò una bomba dalle mani senza sicura, con la quale,
Noris, si divertiva a lanciare in aria per riacchiapparla con il grembiule da scolaro…
e istintivamente la lanciò lontano…
Fino a poco tempo fa, in quel posto c’ era ancora una buca…
I figli dei “benestanti”, nonostante tutto,
sempre ben vestiti e col colletto inamidato… non potevano far altro che…invidiarci.
Quando, anche allora, i bambini più contenti, non erano certo i figli dei ricchi.
Quando noi non avevamo la necessità di ritornare subito a casa… se non per…mangiare.
solo la sera, stanchi e affamati come lupi… ci ritrovavamo
tutti insieme
intorno alla tavola…in attesa del miracolo…!!!
…quando la mia Mamma, portava in tavola la cena.
Quando, ogni volta… mi chiedevo:
come avesse fatto mia Madre per salvare tutta quella grazia di Dio…
con noi ragazzi sempre in cerca di cibo.

Quando
i nostri Genitori ci davano da mangiare spesso la stessa cosa, a colazione, merenda e qualche volta anche a cena :
pane olio e sale
. ( la cosiddetta “panzanella”
( Noi siamo cresciuti così e…non mi pare nemmeno tanto brutti o storti, tantomeno…obesi !!!)
Quando, ancora bambini, pur essendo “scatenati”…
avevamo grande rispetto per gli adulti,
specialmente per i “vecchi…”
Oggi i bambini sono “super-protetti”…
da nulla.
Quando, essere bambini, sapevamo che un giorno anche noi saremmo diventati grandi
...un ruolo che si conquistava...giorno per giorno.

 

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