Si
incrociavano, qui dentro, amori e gelosie con qualche punta di
invidia.
Ci pagavano male ma, li facevamo bastare…
la crisi comune del dopoguerra stava passando e ci faceva sperare
che
sarebbero arrivati tempi migliori.
A quei tempi lavoravamo tutti e molto convinti, tranne tre o quattro
che…
si erano imboscati come sindacalisti,
di cui noi non ne avevamo nessun bisogno…
(vedremo perché ).
Un giorno, il mio “padrone” mi sorprese con un boccone
di pane che,
sperando di non essere scoperto,
masticavo una volta ogni dieci secondi, ma “ lui ”
si accorse e
mi urlò, con gli occhi
fuori delle orbite, parole di condanna…
Quel giorno…“decisi”, senza accorgermene, tutto
il resto della mia vita…
Trovai la forza ed “il coraggio” di mandarlo dritto
dritto a quel paese e…
dopo pochi minuti ero già
licenziato…fuori della fabbrica…
il cancello grigio si richiuse pesantemente dietro le mie spalle…
con uno schianto che non dimenticherò mai.
Il mio “coraggio” mi costò molto caro…
avevo perso il tanto prezioso
posto di lavoro…
Non sapevo se ridere o piangere.
Una cosa è certa: non
ho mai più avuto “padroni” !!!
Attesi comunque che il “padrone” uscisse dalla fabbrica
e …lo presi a sassate
!!!
Non fui mai neanche “denunciato”…Forse il “tiranno”
aveva capito che…aveva ecceduto,
magari per dare un “esempio” agli altri “poveri
diavoli” rimasti lì a…morire.
I sindacalisti non fecero nulla
per difendere un operaio come me…
Licenziato, in un minuto, solo per aver messo in bocca un pezzetto
di pane.
Un pezzo di pane tenuto in tasca furtivamente,
con i pantaloni e le mani costantemente imbrattati di creta, fin
sopra i capelli.
Avevo perso il lavoro, ma ebbi
anche la sensazione di coloro che,
dopo tanto tempo…escono di prigione…
e la mia nuova vita cominciò proprio da lì.
Piangendo tornai a casa da mia madre (Olimpia) per darle la triste
notizia .
Mia Madre mi prese fra le braccia con tutto l’ amore e la
“ forza” che
solo una madre può dare e mi disse :
“Non ti preoccupare, a
volte nella vita
si chiude una porta e…si apre un portone” .
Possono sembrare parole da poco ma io, per tutto il resto della
mia vita…
non le ho mai dimenticate.
Ancora oggi, dopo tanti anni, sento tutta la forza che mia Madre
ha saputo trasmettermi
con esempi di questo genere
ed io provo a fare la stessa cosa con tutta la mia famiglia e
non solo.
Trovai subito altri lavori…in
attesa che “accadesse qualcosa”…
Finchè, nel settembre del 1960, un caro Amico di famiglia,
che ad Ancona conduceva una piccola impresa litografica,
mi offrì lavoro ed ospitalità per molti mesi…
e un giorno, anzi, una sera,
approdai (si fa per dire) a Senigallia nella mitica Villa Sorriso…
dove incontrai la ragazza che…diventò poi mia moglie.
Era il 7 agosto del 1961.
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